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L’ultima cena

Giovanni 13:1-17

Un giorno speciale, Gesù e i suoi discepoli si prepararono a festeggiare la Pasqua, un momento molto importante per il popolo di Dio. Gesù sapeva che era arrivato il momento di dire addio ai suoi amici. Così, li chiamò e disse: “Andiamo a preparare la cena.”

I discepoli, un po’ curiosi, seguirono Gesù in una bella stanza al piano superiore di una casa. Lì, c’era un lungo tavolo pronto per loro. L’atmosfera era carica di emozioni, perché sapevano che questa cena era diversa dalle altre.

Mentre si sedevano, Gesù guardò i suoi discepoli e cominciò a spiegare cose importanti. Prese del pane, lo benedisse e lo spezzò. “Questo è il mio corpo, dato per voi,” disse. “Fate questo in memoria di me.” I discepoli, con gli occhi sgranati, ascoltarono attentamente.

Poi, Gesù prese un calice di vino. “Questo calice rappresenta il mio sangue, versato per voi,” continuò. “Ogni volta che berrete, ricordatevi di me e del mio amore per voi.”

Ma non era solo una cena speciale; era anche un momento per insegnare. Gesù si alzò, si tolse il mantello e si chinò a lavare i piedi dei discepoli. Era un gesto sorprendente, perché di solito erano i servitori a fare questo. Gesù voleva dimostrare quanto fosse importante servire e prendersi cura degli altri.

Quando terminò, disse: “Sapete quello che ho fatto per voi? Dovete amarvi l’uno l’altro come io ho amato voi. Questo è il modo in cui gli altri sapranno che siete miei discepoli.”

La cena si concluse con canti e parole di gioia, ma i discepoli sapevano che qualcosa di triste stava per accadere. Eppure, l’amore di Gesù per loro brillava forte, come una luce nelle tenebre.